“Un grande ideale dà sempre la forza di dominare il proprio corpo, di soffrire la fatica, la fame, il freddo. Che importano le notti bianche, il lavoro opprimente, gli affanni o la povertà! L’essenziale è avere in fondo al proprio cuore una grande forza che rianima e spinge avanti, che rinsalda i nervi, che fa pulsare a forti battiti il sangue stanco, che infonde negli occhi il fuoco ardente e conquistatore.Allora più nulla dà sofferenza, il dolore stesso diviene gioia perchè esso è un mezzo di più per elevare il suo dono, per purificare il suo sacrificio.”
– Leon Degrelle, “Militia” –
Léon Joseph Marie Degrelle (15 giugno 1906, Bouillon – 1 aprile 1994, Málaga) avvocato e politico belga, fu il fondatore del “Rexismo”, il movimento clerico-fascista belga, e in seguito combatté nel contingente vallone delle Waffen-SS. Al termine della Seconda guerra mondiale, fu una delle principali figure neofasciste europeee.
Degrelle nasce a Bouillon (Belgio) nel 1906, nello splendido borgo medievale che diede natali a Goffredo V, l’eroe condottiero della Iª Crociata; una rocca immersa nelle foreste delle Ardenne. Dopo un’adolescenza idilliaca negli splendidi scenari bucolici della sua regione natìa, la sua giovinezza è estremamente avventurosa. Assunto come reporter da un piccolo giornale, viaggia per il mondo, arriva anche negli Stati Uniti degli anni ‘30 di gangsters e proibizionismo, ma restando colpito soprattutto dal Messico e dalle vicende dei Cristeros, i cattolici massacrati in America Latina per la loro fede. Ne scriverà un importante reportage. Tornato in patria, da fervente studente cristiano, milita inizialmente nelle fila dell’Azione cattolica; nel 1935 fonda il movimento nazional-popolare “Rex”, caratterizzato dal misticismo cristiano e da una visione aristocratica e corporativa dello Stato; da qui la sostanziale adesione all’ideologia fascista di Degrelle. Alle elezioni legislative del 1936 riscuote un notevole successo, ottenendo ventuno deputati e dodici senatori; il movimento rexista possiede anche un proprio giornale, dal titolo Le Pays réel: tra i suoi obiettivi, fungere da sostegno spirituale per i militanti e da organo d’informazione politica.
Nel 1940, dopo l’occupazione del Belgio da parte tedesca, il giovane Degrelle è fautore di un’intesa con la Germania che assicura la supremazia del movimento rexista. Nell’estate del 1941 costituisce una legione di volontari, perlopiù costituita dai giovani rexisti, e conduce la brigata Wallonie nell’operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Il comportamento dei valloni in battaglia è esemplare: l’ultimo reparto a ritirarsi, retroguardia della divisione Wiking, non cede fino a quando gli viene esplicitamente ordinato di ritirarsi; dei duemila volontari inizialmente costituenti la brigata Wallonie, alla fine dell’agosto 1944 ne restano appena un centinaio, che comunque bloccano l’avanzata sovietica verso Tallin; lo stesso Léon Degrelle resta ferito e, divenuto comandante della brigata, viene decorato con la «Croce di Ferro con foglie di quercia», l’unico non tedesco a ricevere questa medaglia. Finita la guerra, Léon Degrelle effettuerà un atterraggio di fortuna nelle spiagge basche della Spagna, avendo finito il carburante.
Si stabilisce a Malaga ottenendo asilo politico dal Governo Spagnolo filofascita di Francisco Franco. Con la Liberazione, Degrelle è chiamato in giudizio per tradimento e condannato a morte in contumacia. Le domande di estradizione non avranno esito positivo, perché Degrelle rinuncia alla nazionalità belga per prendere la nazionalità spagnola. Fino alla morte Degrelle esalterà i piani di Hitler e del regime nazionalsocialista. Convinto negazionista, negherà soprattutto l’esistenza e la materialità dell’olocausto e in generale la concretezza dei crimini contro l’umanità imputati al regime hitleriano. Muore in Spagna nel 1994.
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