STORIA DI UN ARDITO ROMAGNOLO
In ricordo di Giuseppe Menghi
In ricordo del romagnolo Giuseppe Menghi, arruolatosi volontario in giovane età tra le file del Battaglione d’assalto Forlì, le seguenti testimonianze vogliono raccontare parti delle vicende eroiche compiute dall Ardito che tra gli avamposti del battaglione forlivese, da Forlì a Ravenna, tentava di rallentare l’avanzata dell’invasore.
Come riportato dal libro “Primo battaglione d’assalto Forlì”, a cura del Comandante Federighi:”…..tra gli innumerevoli atti di coraggio ed altruismo compiuti, va ricordato in comportamento del giovanissimo ardito Menghi che ferito, sia pur non gravemente, rifiutò il ricovero in ospedale per non abbandonare il posto di combattimento”.
Trascriviamo qui di seguito parte della sua testimonianza di quando rimase ferito riportata dal medesimo libro sopra citato:” Tra i molti episodi della guerra da me combattuta con gli Arditi del Forlì, ricordo bene quello riguardante il mio ferimento e, dopo, quando fui decorato e promosso Caporale ecco i fatti.
Nei primi giorni del Gennaio ’45 sostenemmo dei combattimenti molto duri per impedire al nemico avanzante di dilagare verso il nord. A noi si unirono tedeschi sbandati che cercavano di rintracciare i reparti di appartenenza.
Insieme ci imbucammo nelle postazioni esistenti sull argine Sud del fiume Senio e di li riuscimmo a fermare l agguerrito nemico.
Una notte, a turno con l’amico Mastropietro, cercavamo di scavare, all’interno della buca, per ricavare una specie di giaciglio che ci permettesse di riposare quando non eravamo di guardia.
Sul far del giorno mentre stavo spargendo intorno alla postazione, la terra scavata nella nottata, all’improvviso, non molto lontano da dove mi trovavo, scoppiò una granata sparata, credo dai polacchi, isolatamente: Una sceggia mi colpì alla coscia sinistra. Fui subito soccorso ed accompagnato all infermieria che si trovava sotto l argine nord del fiume, in una palazzina ai margini della strada che lo costeggiava.
Li fui ripulito, medicato e fasciato. Poiché mi rifiutai di essere ricoverato in ospedale, dopo poche ore fui rispedito in postazione.
Sulla sera, all imbrunire, venne a trovarmi il Comandante Federighi che mi fece gli auguri per una pronta guarigione e si congratulò per il comportamento tenuto.
Continuai a svolgere i miei compiti ed a fare i turni di guardia, anche se con difficoltà, non potendo piegare la gamba e quando, per necessità ero costretto a farlo provavo dei dolori lancinanti ed insopportabili. Comunque, merito dell’età e delle cure dell infermiere, dopo non molti giorni potei considerarmi quasi guarito. Quando infatti andammo in riposo a Boschi, percorsi come gli altri, a piedi, il tragitto.
Nel mentre si costituiva il 1° Battaglione d’assalto Forlì. Venne a farci visita il Dott. Giulio Bedeschi, allora Federale di Forlì.
Nell’occasione decoró e promosse a tenente il Comandante Federighi, il sott. Jannuzzi ed altri, poi, con mia grande sorpresa fui chiamato: Fu letto l’encomio solenne, mi fu concessa la croce di ferro di seconda classe e fui promosso Caporale.
Questi episodi non si dimenticano mai e spesse volte sono portato a parlarne con orgoglio.
Prima della resa con il battaglione partecipai a tanti altri combattimenti dai quali, fortunatamente uscì fisicamente indenne.
Ricordo con commozione tutti i camerati caduti e con affetto tutti gli altri commilitoni.”
Giuseppe Menghi, scomparso il 3/2/2014; oggi riposa nel cimitero di Predappio a 50 metri dalla cripta Mussolini.
A lui va il nostro doveroso ricordo rimanendo un esempio di sacrificio, amore verso la patria e coraggio.