Nato a Magenta il 3 settembre 1916, nel 1943 il Sergente Giovanni Cattaneo combatterà nelle file del Regio Esercito in Sicilia. In concomitanza del 25 Luglio 1943, data in cui Mussolini viene deposto dal Gran Consiglio del Fascismo, al fronte la confusione è totale; nulla si sa di come proseguirà la guerra, nulla si sa della sorte dell’Italia. Ma i soldati italiani fronteggiano l’invasione, in adempimento del proprio dovere.
Il 30 luglio, Regalbuto, piccolo comune siciliano della provincia di Enna, venne investita da un feroce attacco aereo degli Alleati, in cui bombardieri e Spitfire mitragliarono ogni via e casa. La resistenza è accanita, italiani e tedeschi sono barricati tra le macerie degli edifici e gli speroni rocciosi; si difendono, ma è una lotta impari. L’attacco a Regalbuto rientra nel contesto della battaglia dell’Agira, iniziata il 23 luglio 1943. A difendere i confini d’Italia i gruppi Falco e Coco, unici rimasti della divisione motorizzata “Livorno” dopo la battaglia di Gela, uniti ad altri reparti di fanteria e un reggimento della divisione tedesca Sizilien supportata da paracadutisti. Dall’altra parte dello schieramento, gli Alleati si avvalgono dei reparti della 231esima brigata maltese, della II brigata canadese e della 78esima divisione inglese.
Il sergente Cattaneo fu un eroico esempio di stoica resistenza, poiché senza mai lasciare la sua mitragliatrice andò incontro a morte certa fronteggiando per ore gli inglesi e consentendo al suo plotone di sganciarsi. Questo accadrà a quasi una settimana di distanza dalla caduta del regime fascista, quando già nell’animo di molti soldati si insinuano sconforto e incertezza. Giovanni Cattaneo invece mantiene la posizione, e soprattutto la fede.
Insieme a lui, saranno più di 4000 i soldati italiani caduti nel fronteggiare lo sbarco Alleato in Sicilia. Più di ogni commento o racconto valgono le motivazioni della sua Medaglia d’Oro al Valor Militare.
“Comandante di una squadra mitraglieri, attaccata da soverchianti forze avversarie e sotto l’infuriare del fuoco nemico tenne impavidamente il suo posto. Con l’esempio della sua calma e con la fermezza del suo coraggio spronò i suoi uomini alla strenua resistenza tenendo il nemico in scacco per oltre tre ore. Caduti i serventi dell’arma, continuò personalmente a far fuoco costringendo l’avversario a rinunciare all’attacco ed a ripiegare. Ferito due volte, non abbandonò il suo posto riuscendo a sparare ancora alcune raffiche, sinché colpito in pieno da una granata cadde al suo posto di combattimento consacrando con l’estremo sacrificio la sua mirabile tenacia e la sua eccezionale tempra di soldato. Regalbuto, 31 luglio 1943.” La città di Magenta lo ha onorato erigendo un busto in sua memoria e intitolandogli una via. Ad eterno ricordo di un giovane che, nella convinzione di compiere il proprio dovere, ha difeso i confini della Patria dall’invasore.