Il primo maresciallo dell’Impero fu un titolo onorifico istituito il 30 marzo 1938 per volere di Benito Mussolini, con l’intento di celebrare sé stesso per la vittoria nella guerra d’Etiopia, cui seguì la proclamazione dell’Impero Italiano d’Etiopia.
Il distintivo del grado era una doppia greca sormontata da un’aquila sul cappello e sulle maniche della giacca.
Il grado di Primo maresciallo dell’Impero non aveva solo la funzione di equiparare Mussolini a Vittorio Emanuele III nella gerarchia militare, e dunque tentare in un secondo momento di estromettere il sovrano dalla funzione di comando delle Forze Armate, ma anche un valore ideologico nella costruzione della figura del Duce nella dottrina fascista. Subito dopo la vittoriosa Guerra d’Etiopia e la proclamazione dell’Impero, molti intellettuali di punta del Regime iniziarono a chiedersi come risolvere il problema della “diarchia” nell’ambito della costruzione dello Stato totalitario. Ad esempio Carlo Costamagna era convinto del fatto che se l’Italia fascista, erede della Roma imperiale, ambiva a dar vita ad una Europa unita, la diarchia doveva necessariamente essere eliminata.
Anche Giuseppe Bottai arrivò alla conclusione che, per entrare nella fase “totalitaria” del Fascismo, ci fosse bisogno di un Duce che assumesse su di sé le più importanti cariche dello Stato (ed il primo maresciallato era una di queste). Nel suo diario Bottai, però, scrisse che “il prossimo duce sarà Umberto”. Dunque l’istituzione del grado di Primo maresciallo dell’Impero non era un’iniziativa mirante a svuotare l’istituto monarchico delle sue prerogative (nonostante Mussolini pensò più volte in quel periodo di liberarsi della Monarchia); almeno per un ideologo come Bottai essa puntava, anzi, ad amalgamare l’autorità dinastico-monarchica con quella dello “Stato nuovo” costruito dal Fascismo.