Un eroe italiano
Le forze aeree britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che la sorte pose in campo avverso». Questo messaggio fu paracadutato, insieme a una corona di fiori, da un aereo inglese sul campo italiano di Tobruch due giorni dopo la morte di Balbo avvenuta per un tragico errore della contraerea italiana. La morte dell’eroico aviatore e trasvolatore è avvenuta il 28 giugno 1940, esattamente 76 anni or sono. Italo Balbo è forse l’unico esponente del fascismo sul quale non si è potuta abbattere la damnatio memoriae, la demonizzazione e in molti casi la diffamazione che ha contraddistinto la memoria dei protagonisti del fascismo. I suoi meriti sono stati tanti e tali, che ancora oggi la Repubblica italiana lo ricorda degnamente con mostre, incontri, convegni, dibattiti, statue e strade in ogni parte della penisola. Su di lui sono stati scritti numerosi libri, raffigurato in opere d’arte, e la sua memoria è presente nel Museo storico dell’Aeronautica militare di Vigna di Valle, vicino Roma. Italo Balbo fu personaggio poliedrico, e nella sua troppo breve ma intensa vita ricoprì numerosissime cariche prestigiose: classe 1896, ferrarese di Quartesana, fascista della primissima ora, fu uno dei quadrumviri della Marcia su Roma, comandante in capo delle camicie nere della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, sottosegretario all’Economia, parlamentare per più legislature, governatore della Libia, nonché ministro dell’Aeronautica e ovviamente ufficiale pilota. Le sue onorificenze e benemerenze non si contano: nel 1940 ebbe la Medaglia d’Oro al valor militare, due Medaglie d’Argento al valor militare per le sue imprese quando era con gli Arditi nella Grande Guerra, una Medaglia di Bronzo al valor militare sempre ottenuta nella Prima Guerra Mondiale, due Croci al merito di guerra, moltissime medaglie commemorativa, e la prestigiosa Distinguished Flying Cross da parte degli Stati Uniti perla sua trasvolata atlantica e numerosi cavalierati. Ma non è questo che importava a Balbo, a lui piaceva volare, scrivere (era laureato in Scienze politiche), la politica, le imprese eccezionali, come la Crociera transatlantica Italia-Brasile e la Crociera del Decennale, oltre a crociere “minori” come quella cosiddetta delle Oasi, crociere effettuate, va notato, nella sua veste di ministro dell’Aeronautica.
Balbo fu un fascista della primissima ora e fece la Marcia su Roma
Figlio di due maestri elementari, nel 1914 Balbo si schierò decisamente per l’interventismo, e quattro anni prima, saputo dell’intenzione di Ricciotti Garibaldi di liberare l’Albania dagli Ottomani, tentò di arruolarsi ma fu fermato dalla polizia perché aveva solo 15 anni. Combatté valorosamente della Grande Guerra come ufficiale degli Alpini, corpo al quale rimase sempre legatissimo, tanto da organizzarne nel 1935, da governatore della Libia, il raduno nazionale a Tripoli. Nel 1919 si sposa con la contessina Emanuela Florio dalla quale ebbe tre figli. Nel 1921 divenne segretario del Fascio di Ferrara, comandando poi tutte le squadre d’azione dell’Emilia Romagna. Nel 1922 fu eletto assessore nella sua città e fondò il Corriere Padano, affidandone la direzione a Nello Quilici, padre di Folco. Quilici era insieme con Balbo il giorno dell’abbattimento del loro aereo. Il figlio ha ripercorso la vicenda nel libro della Mondatori Tobruch 1940. Nel 1925 si trasferì a Roma perché nominato sottosegretario. L’anno successivo Mussolini lo volle sottosegretario all’Aviazione, ed è qui che Balbo dette il meglio di sé: conseguito il brevetto di pilota nel 1927, riorganizzò tutta l’Aeronautica, a partire dal ministero, introducendo criteri moderni ed efficienti. Fondò la “città dell’aria” di Guidonia, dove sorse anche un centro di ricerche dell’ingegneria aeronautica, fondò la Scuola della velocità a Desenzano sul Garda, nel 1928 organizzò insieme al trasvolatore Francesco De Pinedo la Crociera aerea del Mediterraneo occidentale, seguita l’anno dopo dalla Crociera aerea del Mediterraneo orientale. In quello stesso anno divenne ministro dell’Aeronautica: Balbo aveva 33 anni. Nel 1930, l’impresa storica: per la prima volta uno stormo di aerei compì la trasvolata atlantica. Dodici idrovolanti Savoia-Marchetti S.55A, capitanato dallo stesso Balbo, partirono il 17 dicembre 1930 da Orbetello diretti alla volta del Brasile, a Rio de Janeiro, dove ammararono il 15 gennaio 1931. Ma l’apoteosi di Balbo e di conseguenza della moderna Italia fascista, ci fu con la seconda crociera atlantica, detta Crociera del Decennale, Orbetello-Chicago (dove si teneva l’esposizione universale)-New York-Roma per celebrare i 10 anni della Regia aeronautica. Dal 1° luglio al 12 agosto 1933 Balbo condusse 25 idrovolanti Savoia-Marchetti S.55X attraverso l’Atlantico diretti negli Stati Uniti, dove l’accoglienza per il giovane ministro italiano e fascista fu memorabile ed entusiastica oltre ogni aspettativa. Entrambe le crociere atlantiche però furono funestate da incidenti e lutti di eroici piloti. Basti dire che a Chicago ancora oggi esiste la Balbo Avenue, mentre i Sioux presenti all’esposizione lo nominarono capo onorario col nome di Aquila Volante. A New York fu ricevuto dal presidente Roosevelt e gli fu intitolato un viale. Al suo ritorno Benito Mussolini lo nominò Maresciallo dell’Aria. Ma oltre a questi eventi spettacolari che recarono grandissimo prestigio all’Italia fascista, l’azione di Balbo fu efficace nell’opera di modernizzazione dell’Aeronautica italiana dando al mondo l’impressione, fallace, che l’Italia disponesse di moltissimi mezzi e strutture. Nel novembre del 1933 fu nominato governatore della ligia da Mussolini. Balbo accettò col suo solito entusiasmo rispondendo «Mio grande capo, sempre agli ordini!».
L’enorme modernizzazione della Libia fatta da Balbo
In Africa Balbo si gettò a capofitto nella riorganizzazione della colonia, favorendo l’afflusso di immigrati italiani e seguendo una politica di pacificazione e di integrazione con i musulmani locali. Fondò città, villaggi, costruì strade (tra cui i 1800 chilometri della via Balbia) e strutture sanitarie, aumentando il benessere e il livello di vita delle popolazioni libiche. Accusato falsamente di aver speso troppi soldi in opere pubbliche, la Ragioneria dello Stato dette successivamente atto a Balbo di aver speso i soldi con grande oculatezza e – ovviamente – di non essersi arricchito su questi ingenti lavori. In questi anni di ulteriori successi, Balbo vide negativamente l’avvicinamento dell’Italia alla Germania, non applicò le leggi razziali sugli ebrei di Libia, predicò la neutralità nel tremendo conflitto mondiale che stava approssimandosi. Ma, allo scoppio della guerra, era alla testa dei suoi uomini per fare il proprio dovere. Si distinse in alcune azioni coraggiose nei primi giorni di guerra, fino a che quel 28 giugno si levò in volo da Derna per raggiungere il campo di Tobruch. Erano due S.M. 79, uno pilotato da Balbo e l’altro, che si salvò, dal maggiore Felice Porro. A bordo dell’aereo di Balbo c’erano il maggiore Ottavio Frailich, il capitano Gino Cappannini, il maresciallo Giuseppe Berti. Oltre all’equipaggio erano a bordo anche il maggiore Claudio Brunelli, i tenenti Cino Florio e Lino Balbo, il console della Milizia Enrico Caretti e il già citato capitano Nello Quilici. Verso le 17,30, in prossimità dell’aeroporto di Tobruch, Balbo vide due colonne di fumo dovute a un bombardamento inglese avvenuto pochi minuti prima. Dette l’ordine di atterrare ma senza avvisare a terra. Fu scambiato sia dalle nostre contraeree sia dalla nave San Giorgio, sia – si è appreso nel 2006 – da un nostro sommergibile, il Marcantonio Bragadin, per uno degli aerei inglesi che avevano effettuato il bombardamento, e colpito. Sembra che la raffica micidiale fosse arrivata proprio dalla torretta del sommergibile, che in seguito ripartì in fretta. Lo sgomento in Italia e nelle colonie fu enorme: fu dichiarato il lutto nazionale e Balbo e i suoi commilitoni furono portati in corteo a Bengasi e poi a Tripoli, dove fu sepolto. In Libia Balbo rimase fino al 1970, anno in cui, in seguito all’ondata di cieco nazionalismo di Gheddafi, le spoglie furono traslate in Italia e portate a Orbetello, dove tuttora Balbo riposa.