Giorgio Pisanò nasce a Ferrara, 30 Gennaio 1924. Il padre Luigi, pugliese di San Vito dei Normanni, laureato in giurisprudenza, è un funzionario statale. A Ferrara, negli anni venti, quando è in servizio alla prefettura conosce una ragazza e la sposa. Giorgio è il primo di cinque figli. La famiglia si sposta da una città all’altra, come per tutti i funzionari di prefettura. Giorgio dunque prende la maturità classica a Taranto, durante il periodo bellico.
A 18 anni ebbe il comando della Compagnia di pronto intervento della GIL, addestrata per soccorrere la popolazione durante i bombardamenti. In seguito il padre venne inviato alle prefetture di Messina, Pescara e Pistoia. L’ 8 settembre 1943 si trova proprio nella città toscana, dove con altri ragazzi organizzò la riapertura della casa del fascio e l’occupazione della Caserma Gavinana, abbandonata dai soldati, in attesa di un reparto tedesco.
Alla fine della guerra si trova in Valtellina, ufficiale della Xª Flottiglia MAS, ed insieme tenente delle Brigate Nere, assegnato ai servizi speciali del Comando generale. Il 27 aprile 1945 aggregato alla colonna Vanna della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera ne condivise le vicende fino allo scioglimento. Venne arrestato dai partigiani il 28 aprile 1945 a Ponte Valtellina e imprigionato nel carcere di Sondrio. Fu poi trasferito nei campi di concentramento alleati di Terni e Rimini dove restò fino a novembre 1946.
Terminata la prigionia, raggiunse la famiglia a Lucino, oramai stremata in seguito all’epurazione del padre. Per aiutare la famiglia iniziò l’attività di contrabbandiere fra Italia e Svizzera. Giorgio riscoprì la politica ed incontrò la professione della sua vita: il giornalismo.
Nel 1947, a Como, fu tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, diventando il primo segretario di quella federazione.
La sua attività comincia nel 1948 e successivamente, come giornalista professionista, coprirà le cariche di redattore e inviato dei settimanali Meridiano d’Italia, diretto da Franco De Agazio.
Proprio con Meridiano d’Italia inizia a condurre ricerche sugli omicidi del dopoguerra compiuti dai partigiani, molti dei quali legati al mistero dell’oro di Dongo.
Nel 1951 fonda e ricopre la carica di primo presidente dell’Associazione Studenti “La Giovane Italia”.
Nel 1954 approda al settimanale Oggi. Nel 1960, l’ editore Rusconi lo incarica di raccogliere tutto il materiale fotografico e documentale sulla guerra civile. Una storia che doveva uscire a puntate.
Nel 1963 fonda il settimanale “Secolo XX”, nel quale comincia a pubblicare notizie controverse e scottanti. Fra l’altro suscita scalpore l’inchiesta che pubblica sulla morte misteriosa del capo dell’Eni Enrico Mattei.
Nel 1965 relatore al convegno dell’Hotel Parco dei Principi sulla guerra rivoluzionaria in funzione anticomunista.
Nel 1968 fa rivivere il settimanale Candido, erede di quello fondato da Giovannino Guareschi che aveva cessato le pubblicazioni nel 1961 e che comunque, assumendone la carica di direttore che manterrà fino al 1992. Candido conduce molte campagne giornalistiche. In particolare nel 1980 fu particolarmente virulenta quella indirizzata a dimostrare che dietro la figura di Aldo Moro vi era un intreccio di interessi di personaggi non sempre limpidi.
Diventa membro del Comitato Centrale e della Direzione Nazionale del Movimento Sociale.
Dal 1980 al 1994 ricopre la carica di Consigliere Comunale della città di Cortina d’Ampezzo.
Dopo la fuoriuscita dal MSI nel 1991 fonda il 25 Luglio 1991 e ne diviene Segretario Nazionale il Movimento Fascismo e Libertà.
Nel 1995, dopo la svolta di Fiuggi e la definitiva trasformazione del Movimento Sociale Italiano in Alleanza Nazionale, Pisanò decide di associarsi a Pino Rauti nel progetto di conservazione dello storico partito della destra italiana, che avrebbe dato origine al Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
Tra gli altri impegni politici di interesse nazionale spiccano:
• Elezione a senatore della Repubblica per il MSI nel 1972, carica che ha mantenuto ininterrottamente per cinque legislature fino al 1992.
• Componente delle Commissioni Parlamentari permanenti della Difesa e degli Affari Costituzionali, della Commissione Bicamerale di Vigilanza e di Controllo della RAI, della Commissione Parlamentare Antimafia e della Commissione Parlamentare d’Indagine sulla Loggia P2.
Muore a Milano il 17 Ottobre 1997 dopo un lunga malattia.
LE SUE OPERE :
• Storia delle Forze Armate della RSI – 4 vol.
• Storia del Fascismo 1914-1943 – 3 vol.
• Sangue chiama sangue
• Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945 – 3 vol.
• Mussolini e gli ebrei
• Penna Nera – Storie e battaglie degli Alpini d’Italia – 2 vol.
• L’altra faccia del pianeta P2
• L’omicidio Calvi
• Il triangolo della morte
• La generazione che non si è arresa
• Gli ultimi in grigioverde
• Gli ultimi cinque secondi di Mussolini
• Io, fascista.
Soldato per l’Italia e per Mussolini quando non parve più opportuno esserlo; giornalista valoroso con inchieste e denunce pagate a carissimo prezzo, quando era opportuno compiacere un potere corrotto e tangentista; scrittore e politico per passione d’Italiano e coerenza di Fascista, fino all’ultimo, quando sarebbe stato opportuno abbandonare verità, valori e convinzioni cambiando bandiera per il proprio interesse.
Il 17 ottobre 1997 un male incurabile pose termine all’esistenza fisica di Giorgio Pisanò. Era nato a Ferrara il 30 gennaio 1924, città ove è sepolto. Fondò e diresse il Movimento Fascismo e Libertà. E’ difficile accettare l’idea che Giorgio non sia più con noi, a guidarci, a paternamente chiarirci le difficili necessità della politica, ad indicarci le mete verso la costituzione del Fascismo del futuro, un’altra fase nella storia del Fascismo. La sua esistenza ha segnato la vita di ciascuno di noi. I suoi servizi su momenti cruciali della vita nazionale pubblicati su “Gente”, “Oggi” il “Secolo XX” e soprattutto su “Candido” con le inchieste su Giacomo Mancini – denunce pagate con 5 mesi di ingiusta galera- Mattei, Moro e Martelli hanno contribuito a chiarire tanti dubbi sul regime democratico. Subì numerosi attentati , assalti e intimidazioni.
La sua passione di Fascista, d’Italiano, lo portò giovanissimo, ad arruolarsi volontario nel battaglione Nuotatori Paracadutisti ( N.P. ) della X Flottiglia Mas, nella Repubblica Sociale Italiana.
L’8 settembre 1943 riaprì con altri giovani camerati la federazione fascista di Pistoia. Fu decorato con la croce di ferro tedesca di I e II classe per le missioni di informazioni e sabotaggio nel territorio italiano già occupato dagli anglo-americani. Questa passione di combattente lo spinse dopo l’uscita dalla prigionia – dal 28 aprile1945 al 7 novembre 1946, fu rinchiuso nelle carceri di Sondrio, Milano, Spoleto, Perugia, Pistoia e nei campi di concentramento inglese di Terni e Rimini – ad aprire nel gennaio 1947 la Federazione di Como del M.S.I, partito in cui divenne dirigente nazionale e senatore dal 1972 al 1992.
Nel 1987 per contrastare le tendenze revisioniste presenti nel M.S.I. crea i Raggruppamenti di Fascismo e Libertà. Nel 1991 dopo l’elezione di Fini a segretario fonda e dirige il Movimento Fascismo e Libertà, la prima organizzazione fascista legalmente operante in Italia dopo il 1945. Non riusciamo ad immaginare Pisanò abiurare per continuare ad avere ancora il laticlavio o avere qualche posto di sottogoverno.
L’importanza storica-politica di Giorgio Pisanò consiste nell’aver capito che il tempo del M.S.I., come partito di raccolta della maggioranza dei fascisti nel dopoguerra, era finito e che iniziava un nuovo tempo della storia del Fascismo: il ritorno di un partito dichiaratamente fascista sulla scena della politica italiana. Un partito, per dirla con Berto Ricci, che coniugasse il Fascismo , cioè l’amore per la propria Patria e per la giustizia sociale, con la Libertà.
Qualcuno erroneamente l’ha definito un “nostalgico”. Non lo fu. La sua visione anzi anticipava i tempi. Potremmo definirlo forse un nostalgico dell’avvenire. Sentiva, per ragioni anagrafiche, che non avrebbe visto l’alba di un nuovo Fascismo sorgere sull’Italia, evento riservato ai più giovani. Voleva anticipare i tempi per esserci, da questo trovava la forza per lottare, rifiutando, come sempre i compromessi, le abiure e i tradimenti.
Il suo impegno non fu solo politico. Giorgio Pisanò può essere considerato il padre del Revisionismo in Italia. Non deve però essere confuso con un neonazista o un naziskin. Certi “personaggi” nel Movimento da lui fondato non erano graditi. Non avrebbe mai tollerato deviazioni xenofobe o razziste del Movimento.
Fondamentali i suoi testi : ” Storia della Guerra Civile in Italia “, ” Storia delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana “, ” Storia del Fascismo “, ” Gli Ultimi 5 Secondi di Mussolini “, ” Mussolini e gli Ebrei “. Ebbe il coraggio di ospitare, forse per primo su “Candido”, le tesi revisioniste di Carlo Mattogno sulla Shoa.
Uno sforzo sovrumano fu compiuto in suo nome dai camerati per presentare la lista del Fascio alle Comunali di Palermo del novembre 1997, a pochi giorni della sua morte, superando le difficoltà poste dai tempi ristretti di una nuova legge elettorale capestro, dal raddoppio delle sottoscrizioni, da misteriose sparizioni di firme ad opera di un ardente attivista di un partito considerato vicino e se uno stimato professionista, esterno al Movimento, abbia accettato candidatura a sindaco e abbia chiesto dai microfoni di RAI2 un ” voto fascista “, lanciando la sfida apertamente davanti a tutta Italia. Era la prima volta che fascisti dichiarati chiedevano dalla RAI un “voto fascista”.