Su Milano splendeva il sole e da piazza Duomo si scorgevano le Alpi. All’improvviso nel cielo comparvero circa quaranta aerei americani. Avevano per obiettivo la stazione ferroviaria di Greco e le officine Breda, ma per un errore di calcolo, nonostante l’assenza di nubi, la flotta sbagliò la rotta. Rientrando dalla missione ormai fallita puntarono su Gorla, un sobborgo popolare della periferia di Milano privo di obiettivi militari. Erano le 11.24: gli allarmi antiaerei avevano già dato il preavviso di un pericolo imminente quando gli aerei sganciarono sul quartiere tutto il loro carico di esplosivo. Un ordigno di 500 chili centrò in pieno, polverizzandola, la scuola elementare Francesco Crispi mentre gli alunni stavano scendendo nel rifugio. Furono seppelliti sotto le macerie 184 bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, 4 bidelli, 14 insegnanti, la direttrice e un’assistente sanitaria. Ad aggiungersi al conto delle vittime, 518 persone morte a seguito degli altri bombardamenti nel sobborgo. Solo quattro bambini si salvarono. Ci vollero tre giorni per estrarre i corpi della vittime. Non solo i soldati e i mezzi di soccorso si misero al lavoro per recuperare i corpi ma tutta gli abitanti di Gorla si adoperarono nella speranza di trovare superstiti. Oggi al posto della scuola si erge una statua raffigurante una madre mentre sostiene il corpo del figlio ucciso; al di sotto, i resti delle vittime sono custodite in un ossario.